Il costituzionalismo britannico alla prova della Shari’a: l’esperienza dei tribunali islamici nel Regno Unito

Cristina Gazzetta

DOI: 10.69099/RCBI-2024-2-02-M2D

ABSTRACT

Al giorno d’oggi la pluralità culturale che caratterizza, in linea generale, gli ordinamenti di matrice democratico-sociale sembra spesso potersi riferire alla dimensione religiosa e alla presenza diffusa di una pluralità di comunità religiose portatrici di tradizioni e norme che pretendono di affermarsi anche al di là dei confini della religione stessa e che in qualche modo permeano l’ordinamento statale. Da questo punto di vista, merita particolare attenzione la presenza dei musulmani in Europa e in particolare nel Regno Unito, dove il diritto islamico vivo e attuale mette in crisi l’idea di un ordinamento giuridico che, come quello britannico, almeno tendenzialmente, aspira ad essere uniforme. Sembrano pertanto interessanti (alcune) considerazioni proprio sui tribunali islamici (Shari’a Councils) nel Regno Unito, al fine di verificare la tenuta stessa dell’ordinamento (costituzionale) britannico dinnanzi ad essi.

Today, the cultural plurality characterizing democratic-social legal systems often intersects with religious dimensions, showcasing a broad presence of diverse religious communities. These communities carry traditions and norms seeking to extend their influence beyond strictly religious boundaries, thereby permeating state legal systems. Particularly notable is the presence of Muslims in Europe, especially in the United Kingdom, where the dynamic application of Islamic law challenges the uniformity of a legal system such as the British one, which generally aspires to cohesion. Hence, examining the role and implications of Shari’a Councils in the UK provides an opportunity to evaluate the resilience and adaptability of the British constitutional system in addressing these challenges